¡Ni una más! _Iniziative a Genova

¡Ni una más!, non una di più!, è lo slogan delle attiviste
messicane impegnate, anche a rischio della vita, a porre fine al
massacro di donne che dal 1993 si perpetua a Ciudad Juárez, nello
stato di Chihuahua, al confine tra Messico e Texas.
In un’area interessata dallo sfruttamento di manodopera a basso costo
da parte di multinazionali che qui incrociano i propri interessi con
quelli del narcotraffico, si stima siano state uccise negli ultimi
quindici anni più di 570 giovani donne dopo essere state violentate,
torturate, mutilate.

Nel 2008 sono già più di 80 i barbari omicidi di
bambine, ragazze e donne a Ciudad Juárez, nel contesto di più di 4.000
morti violente registrate nell’anno nella stessa città.
Lo slogan ¡Ni una más! è ripreso dall’Associazione Alfabeti che, dal
27 novembre al 20 dicembre, dedica una serie di iniziative indirizzate
a sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi del femminicidio a
Ciudad Juárez, delle condizioni di degrado del lavoro, soprattutto
delle donne, nelle maquilas, dei livelli di inquinamento e saccheggio
dell’ambiente e del territorio, sullo sfondo di un gravissimo stato di
connivenza di polizia e magistratura con la criminalità organizzata e
di silenzio delle istituzioni, che hanno garantito, fino ad ora,
protezione e impunità ai responsabili.

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Nella giornata contro la violenza maschile alle donne: boicottiamo il calendario di donne in mutande a favore della Gelmini!!!!

E’ una vergogna che delle donne, studentesse che frequentano una università maciullata dalle proposte della Gelmini e del governo delle destre, si mettano in posa da "camionista" per sostenere una dei  peggiori ministri della storia della Repubblca:  la replicante che con la scusa di far quadrare i conti, taglia quello che dovrebbe essere il servizio primario di un paese civile, ovvero la scuola, e tenta di imporre una istruzione pubblica dequalificata, razzista, filocattolica  per le classi popolari, a vantaggio di una scuola élitaria per quelle dominanti.
Cosa c’entri un calendario con culi e tette  al vento se non a supplire quello che la Gelmini non può fare,  a differenza della sua collega Carfagna, che ci aveva pensato per tempo e in proprio, non si capisce.
Eloquenti le dichiarazione della bellona mantovana di turno: anche da laureati potremmo finire a lavorare in officina! Non è  proprio così, visto che a mandare i figli dei lavoratori in officina e con contratti da apprendista o comunque precari per sempre,  ci aveva già pensato la ministra Moratti, separando la formazione professionale dall’istruzione, così da tornare ai bei vecchi tempi, quando per i figli degli operai  iscriversi al liceo era una chimera. Per loro c’erano le "commerciali", l’apprendimento di un lavoro manuale e …. via andare!
Alla nostra bella compaesana, se si laurea, oltre ai calendari, al massimo,  potrebbe capitare un impiego precario in un call center!  In officina ci finirà solo nel calendario appeso al muro, a dar continuità a quella becera cultura maschilista da caserma che,  non c’è che dire, è stata tuttavia capace di portare donne di alto profilo a dirigere ministeri importanti…. Ecco, visti i precedenti, a questo potrebbe ambire!
Prendiamo atto che propagandare  una scuola pubblica a cui, oltre ai taglii,  sono state imposte due ore obbligatorie di religione cattolica i cui insegnati, scelti dalla curia,  sono pressochè inamovibili per legge, la bellona mantovana e le sue amiche pro Gelinini abbiano dovuto metterci il culo: segno inequivocabile di dove la ministra e il suo geverno di fascisti vuole  mandare la scuola pubblica.
Nella giornata contro la violenza maschile sulle donne, da femminste e antifasciste non ci arrendiamo alla cultura patriarcale dominante e proseguiremo la lotta per un mondo di eguali nelle differenze, di diritti e libertà: boicottiamo il calendario con la mantovana in mutande a sostenere la distruzione della scuola pubblica, ricordandole il sentimento di vergogna che dovrebbe provare per essersi asservita ad una sottoculura maschilista e reazionaria che non cessa di far danni a tutte le donne che lavorano e lottano per una società migliore, ossequiosa a quei diritti civili ed antifascisti che la nostra Costituzione impone.
 
Collettivo femminista Colpo di Streghe
Mantova
info: colpodistreghe@alice.it
 

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Perché gli omicidi in famiglia sono sempre “inspiegabili”?

da www.liberazione.it

di Lea Melandri
Il rapporto tra gli uomini e le donne, il perverso tragico annodamento
di dominio e amore, deve essere davvero la “roccia basilare” contro cui
si arrestano ragione, cultura, responsabilità civile e morale, se,
riguardo alla strage avvenuta in una famiglia di Verona alcuni giorni
fa, né la televisione né i giornali sono andati oltre la nuda cronaca
dei fatti, se a nessuno è venuto in mente di chiedersi la cosa più
banale e più sensata: perché la decisione di una donna di separarsi
riesce a scatenare la furia omicida-suicida dell’uomo che con lei ha
vissuto e visto crescere figli? Non è la prima volta che accade, la
maggior parte dei casi di violenza maschile all’interno della coppia,
negli ultimi anni, è motivata dalla scelta della donna di interrompere
una convivenza divenuta evidentemente insopportabile, da una
affermazione di libertà dovuta al rispetto di se stessa, o al semplice
desiderio di dare una svolta alla propria vita. L’aggettivo
“inspiegabile”, che la cronaca usa ormai ritualmente per questi delitti,
è la maschera di una ipocrisia, o comunque di una incuria,
generalizzate, che non accennano a incrinarsi: “inspiegabile” vuol dire,
in questo caso, qualcosa su cui non si vuole riflettere e fare
chiarezza, una evidenza -il volto violento dell’amore- che deve restare
invisibile.

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Donne in piazza!

da www.proletaria.it

di Monica Perugini  23/11/2008 19:05

50.000 donne di tutte le età e di tutte le condizioni, cittadine e immigrate, lavoratrici e studentesse, case delle donne, collettivi e associazioni femministe, provenienti da tutta Italia, hanno manifestato con un lunghissimo corteo auto organizzato dalla rete femminista e lesbica nazionale SOMMOSSE, sabato 22 novembre a Roma contro la violenza maschile sulle donne ovvero contro la principale causa dei danni fisici e psicologici che subiscono le donne e, purtroppo, portano anche alle estreme conseguenze dell’uccisione per motivi di genere, ovvero al femminicidio.

Noi c’eravamo, insieme a questo movimento che ha ripreso con forza e convinzione il conflitto sociale contro un governo ed un sistema programmato e gestito da una borghesia dalla rappresentanza politica trasversale che vorrebbe privare le donne dei diritti conquistati con decenni di lotte, ricacciarle nell’ isolamento e nella subordinazione da cui sono uscite con le loro battaglie, le loro intelligenze e le loro coscienze.
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Soprattutto giovani donne tra le 50 mila scese in piazza a Roma contro la violenza maschile

 da www.deltanews.it

(Roma) Sabato 22 novembre, a Roma da Piazza delle Repubblica ha sfilato il corteo nazionale contro la violenza maschile.  I media, per quelli che ne hanno parlato,  dicono  che  la Flat-  la rete nazionale femminista e lesbica promotrice del corteo, non ha “bissato il successo dello scorso anno”. Non c’erano, infatti, ieri in piazza, i numeri straordinari dello scorso anno, quando le militanti riuscirono  a portare ben oltre 150 mila donne. Se i successi si ottengono con i numeri, è pur vero la che la Flat si è formata come realtà da poco meno di un anno, il suo, dunque, è un movimento ancora in ascesa che deve fare i conti ancora con posizioni, pratiche e modi politiche differenti anche all’interno dell’ambito femminista e, dunque, tutto sommato la rappresentatività di tutte le strutture, anche se con numeri ridotti, era visibile. Senza dubbio una riflessione si impone alle militanti della Flat, che devono – come hanno sostenuto – potenziare il lavoro sul campo e le relazioni politiche con le altre donne e associazioni femminili, cosi come si impone anche per le assenti.

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Ogni tre giorni una donna viene uccisa

da www.liberazione.it

Beatrice Busi
Sono le 14 di sabato 22. La manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne, autorganizzata dalle Sommosse sta per partire. Oggi chiudiamo la rubrica con un po’ di anticipo, ma, anche per questa settimana, ne abbiamo già abbastanza. Fra mezz’ora, a Cattolica, c’è il funerale di Loretta. Ieri, venerdì, una donna di Pistoia è finita al centro grandi ustionati di Pisa. Il compagno le ha lanciato in faccia una padella di olio bollente. Poi, i matricidi, tentati e riusciti.

Domenica 16 novembre
Genova
Di Elga, 51 anni, casalinga, dicono che è depressa, che ha un sacco di manie. Del figlio Alex, 24 anni, che sta per laurearsi a Scienze della comunicazione, dicono che sia uno studente modello. La mamma però, lo rimprovera di continuo di lasciarla troppo da sola, si lamenta, chiede di essere aiutata. Come questa sera, quando lui le ha risposto con tre coltellate alla gola e tre alla pancia . Sono le 23.20, Elga viene portata in ospedale. E’ stato lui a chiamare i soccorsi, credeva di averla ammazzata. Ha chiesto scusa, dice che era esasperato. Ieri mattina, a Licodia Eubea (Ct), invece, è stato rintracciato l’assassino di Carmelina, 54 anni. E’ il figlio Paolo, 25 anni. Giovedì 13, l’aveva ammazzata con 80 coltellate, inseguendola per tutta la casa . Di lui dicono che fosse poco sereno.
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Femministe e lesbiche in Onda

da www.liberazione.it

In cinquantamila sfilano a Roma per il corteo autorganizzato di donne. Presenti le migranti e le ondine

No alla violenza degli uomini
Lo spezzone delle ragazze dell´Onda ieri al corteo di Roma Chris Helgren/Reuters

Castalda Musacchio
«Io? Mi chiamo Khadhja come la moglie di Maometto. Vengo dal Marocco e da noi questo è un nome santo. Sono laureata in lettere e oggi in Italia pulisco i cessi». Lei, musulmana, è dietro lo striscione di Action – A insieme alle tante altre donne che la accompagnano e che ieri hanno attraversato di nuovo la capitale per tornare a chiedere "Indecorose e libere" di fermare la violenza maschile che – sottolinea Khadhja – «non è solo una violenza fisica che dobbiamo sopportare quotidianamente ma è anche soprattutto psicologica. E’ il mancato riconoscimento di una dignità e degli stessi diritti. E questi, in molte altre parti del mondo, non ci sono e sono ancora negati». Con parole come queste, ieri femministe e lesbiche sono scese di nuovo in piazza a Roma, in un corteo colorato, vivace, e soprattutto «autorganizzato e apartitico» come in moltissime tengono a sottolineare. E se all’inizio c’era il timore di essere in poche, striscioni, furgoni e soprattutto donne di tutte le età si sono aggiunte pian piano lungo tutto il percorso – da piazza della Repubblica a piazza Navona – fino a contare più di cinquantamila manifestanti.

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Femministe? Non si passa

di Flavia Amabile_ www.lastampa.it
    
Il servizio d’ordine intorno a palazzo Madama ferma alcune donne dirette verso il Senato

Sono andata alla manifestazione contro la violenza sulle donne. Molte persone in meno rispetto allo scorso anno, ma era nelle previsioni. Molta musica, molta allegria, e persino una donna carabiniere su una quarantina di agenti delle forze dell’ordine inviati a tener d’occhio il corteo.

Tutto davvero tranquillo, insomma, anche l’arrivo a piazza Navona dove si è scatenato ‘soltanto’ un grande ballo collettivo. Sono andata via intorno alle sei, con me c’è anche un’amica. Da piazza Navona ci dirigiamo verso il Pantheon. La strada più immediata da prendere porta dritto davanti a palazzo Madama. E’ la Corsia Agonale, lo stesso passaggio dove due settimane fa erano scoppiati gli scontri tra studenti finiti con feriti e processati.

Ieri non c’era nulla di nemmeno lontanamente paragonabile a uno scontro, ma la Corsia Agonale era lo stesso transennata e piantonata da cinque-sei uomini della polizia. Mi infilo in uno stretto passaggio lasciato libero tra la transenna e un palazzo. L’amica mi segue. Gli agenti ci fermano: ‘Non si può passare di qui. Fate il giro dall’altro lato’. Li guardo un po’ stupita, ma obbedisco. Faccio per tornare indietro quando con la coda dell’occhio vedo delle persone passare attraverso il passaggio. A quel punto torno indietro.

‘Perdonatemi se insisto ma in tanti passano, perché noi no?’
‘Perché siete state alla manifestazione’.
‘Ah, e allora?’
 ‘Ordini superiori’
‘Perdonatemi ancora, volete dire che solo perché sono stata alla manifestazione non posso passare di qui mentre tutti gli altri sì? Cioè io sono più pericolosa degli altri? Più sporca?’
‘Che vuole che le dica, questi sono gli ordini, controlli pure’
‘No, non si preoccupi, non ho bisogno di controllare, mi basta la sua parola’.
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Donne in piazza contro la violenza: «indecorose e libere»

da www.unita.it

“Donna prima che figlia, donna prima che moglie, donne prima che madre, donna prima che sia tardi”: recita così uno dei cartelli portati dalle tante ragazze che animano il corteo contro la violenza sulle donne, a Roma. “Ti lamenti, ma che ti lamenti, piglia lu bastuni e tira fora li denti” è invece il ritornello della canzone più trasmessa dal carro in testa al corteo, una canzone della tradizione siciliana, che narra il dialogo tra Gesù e i due ladroni crocifissi vicino a lui, riadattata per l’occasione.

Un centro anti-violenza espone invece uno striscione con la scritta “La violenza sulle donne ha molte facce”, e le facce sono quelle dei ministri Brunetta, La Russa, Gelmini, Carfagna, Tremonti, Calderoli; del premier Berlusconi e di papa Ratzinger.
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Roma, migliaia di donne in piazza contro la violenza degli uomini

da www.lastampa.it

Contestati il progetto Gelmini e
il ddl Carfagna sulla prostituzione
ROMA
Hanno sfilato in migliaia per le strade del centro della capitale «contro la violenza degli uomini». Femministe, lesbiche, studentesse universitarie e altre ragazze hanno ballato e manifestato con striscioni, intonando cori a ritmo di musica per rivendicare i loro diritti. «Siamo più di 50 mila», hanno detto le organizzatrici che ieri avevano preannunciato di puntare a quota 150mila, come la partecipazione registrata alla manifestazione dell’anno scorso.
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