MERCOLEDI 19_Mantova: “RACCONTI DA STOCCOLMA” di Andres Nilsson

In preparazione alla manifestazione il  Collettivo Femminista "Colpo di
Streghe"
ORGANIZZA:

MERCOLEDI 19

la proiezione del film di Andres Nilsson "RACCONTI DA STOCCOLMA"
alle ore 21,00  presso lo Sazio Sociale in Via Frutta N°3.

GIOVEDI 20
Saremo in piazza Andrea Mantegna  a volantinare sia il mattino che il
pomeriggio

Come collettivo abbiamo organizzato un pulmino per andare al corteo  per
chi volesse partecipare e prenotare può contattarci al numero 320020565

X ulteriori info sulla partenza da Mantova clicca qui

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Scheda su RACCONTI  DA STOCCOLMA  di Anders Nilsson

Quando scende la notte Stoccolma si scopre intollerante e violenta. Dentro
le
case e fuori, sulle strade, esplode l’odio incontrollato di padri, mariti,
fratelli. In una di queste notti si incrociano i destini di Leyla, figlia
di una numerosa famiglia mediorientale, cresciuta secondo un rigido codice morale
e religioso, Carina, madre generosa e giornalista di talento, umiliata dalle
parole e dalle percosse di un marito meschino e geloso, e Aram, giovane
proprietario di un locale, innamorato di uno degli uomini della sicurezza.
Con modi e tempi diversi, Leyla, Carina e Aram impareranno a difendersi e a
reagire ai soprusi.

 

Il mondo è duro con tutte le donne che cercano di adattarlo
alle proprie esigenze e alle proprie inclinazioni invece di lasciarsi
condizionare dai genitori, dai mariti, dai fratelli o dalla persona amata.
Di questo riferiscono I racconti di Stoccolma di Anders Nilsson: delitti
d’onore, violenze domestiche e tentati omicidi. Il regista scandinavo
affronta (nel primo episodio) il problema dell’automatizzazione religiosa e
culturale eretta a sistema, fondata sul culto della differenza, della
gerarchizzazione e della categorizzazione. Leyla e la sorella maggiore Nina non sono definite
a partire dalla loro individualità ma secondo legami di dipendenza
all’interno della struttura familiare: sono figlie, sorelle e, se non verranno meno
alle aspettative sociali e religiose sul ruolo che sono chiamate a ricoprire,
saranno mogli.
In caso di trasgressione (anche solo presunta) la donna assume una
posizione di
irregolarità nella comunità, che provoca una rappresaglia feroce da parte
del gruppo "disonorato". Lo schema concettuale non cambia per Carina o per
Arem, a cui vengono negate l’identità e la possibilità di essere felici. Quelle
di Leyla, Nina e Arem sono vite "interrotte", vite "chiuse in casa" che il
regista osserva al microscopio, soddisfacendo il bisogno voyeuristico dello
spettatore, mostrando i fatti, svelando e raccontando davvero troppo. Una storia,
meglio, tre storie così impongono un obbligo: quello di avere uno sguardo morale.
Sguardo che difetta al regista.
Anders Nilsson esplicita tutto il senso del sotteso a una violenza, a un
sopruso, a un abuso. I racconti di Stoccolma prestano il fianco al gioco
dei buoni e dei cattivi senza considerare che l’infamia è sempre il prodotto
delle istituzioni più che delle personalità che in esse operano.
Un’occasione sprecata per ribadire le ragioni profonde di un’ingiustizia:
la pratica del dominio che gli "uomini" esercitano sulle donne. Una
riflessione perduta per denunciare la scarsa coscienza collettiva e i limiti culturali
di tutti quelli che considerano la vita di una donna come un’appendice a
quella dell’uomo e la sua morte un’occasionale violenza fisica e non la
cancellazione dell’identità e del diritto a una vita indipendente. Peccato.
 

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