Le compagne del coordinamento Facciamo Breccia

L’’attuale contesto sociale, politico e culturale mostra l’assunzione di un
paradigma normativo e autoritario che va reimponendo il modello patriarcale ed
eterosessista.
A questo modello il Vaticano ha dato un determinante contributo attraverso le
battaglie contro l’autodeterminazione delle donne e delle lesbiche in tutto il
mondo.
Le politiche integraliste papali, appoggiate dal governo italiano, continuano a
ribadire la centralità e la “naturalità” – quindi l’implicita e supposta
“immutabilità” – della famiglia eteropatriacale, luogo primario della
violenza contro donne e bambine/i.

I quotidiani e assillanti interventi istituzionali ed ecclesiastici contro
l’autodeterminazione delle donne e degli stili di vita legittimano e rafforzano
le premesse culturali della violenza contro donne e lesbiche.
In quest’epoca di delirio securitario, i concetti di “rispettabilità” e
“decoro” hanno assunto un significato normativo. Viene così criminalizzato
ogni percorso di liberazione di donne, lesbiche e di tutte le soggettività
eccentriche al sistema eterosessista.

Sistema che, basandosi sulla subalternità
di un genere all’altro, è il presupposto necessario della violenza maschile
sulle donne e sulle lesbiche. “Indecoroso” è divenuto tutto ciò che non
rispecchia il maschio dominante – che è bianco, di classe media,
eterosessuale, abile, adulto, produttivo e riproduttivo e, possibilmente, anche
cristiano – e il suo alter ego femminile, che è un modello unico di donna,
eterosessuale e subalterno.

 

Tutto ciò che è “indecoroso” viene stigmatizzato poi, se possibile,
sanzionato e “corretto” o perseguitato, represso, cancellato – anche sul
piano istituzionale, come nel caso del DdL Carfagna – in un paradigma sociale
che prevede il plauso ad ogni forma di autoritarismo, controllo e repressione.
Anche per questo riteniamo oggi necessario un posizionamento dichiaratamente
antifascista dei movimenti – e in particolare del movimento femminista e
lesbico.
Sappiamo bene quale legame di necessità intercorra tra fascismo e sessismo: il
mantenimento violento del sistema patriarcale e del suo controllo sulle
sessualità e la sottomissione di un genere all’altro, che ha implicite in sé
l’accettazione, la connivenza e la perpetuazione della violenza maschile su
donne e lesbiche.
Per questo anche nell’ambito delle lotte antifasciste abbiamo più volte
ribadito la necessità di combattere ogni forma di machismo e di coniugare
l’antifascismo con la lotta contro il sessismo, il razzismo e
l’omo/lesbo/transfobia, che insieme costituiscono il modello repressivo di
questa epoca.
La precarietà economica, imposta dal sistema neoliberista e dal suo
disfacimento a cui assistiamo in questi mesi, da una parte rende più
ricattabile la manodopera migrante e, dall’altra, tende a risospingerci dentro
la famiglia, a causa della mancanza di garanzie sociali in un Paese già vessato
da rigurgiti integralisti e familisti.
A pagarla sono, in primis, le soggettività migranti e quelle i cui percorsi di
liberazione implicano necessariamente l’uscita dalla famiglia e il rifiuto del
paradigma familista e patriarcale – vere e proprie gabbie dove milioni di donne
vengono brutalizzate, uccise e rese “vittime”.

Aderiamo al corteo del 22 novembre "Contro la violenza maschile sulle donne",
convinte che una politica autodeterminata, autorganizzata e costruita dal basso
rappresenti l’unica forma di resistenza in grado di delineare anche nuovi
percorsi di liberazione.
Più autodeterminazione, meno Vaticano!

Le compagne del coordinamento Facciamo Breccia

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