LIVORNO

ORE 18_OFFICINA SOCIALE IL REFUGIO

8 Marzo 2008, tra la festa il rito e il silenzio scegliamo la lotta

Di fronte agli attacchi sempre più pesanti all’autodeterminazione delle donne non si può più rispondere semplicemente invocando la difesa della 194. Le scellerate dichiarazioni degli antiabortisti in queste ultime settimane rendono ancor più evidente il potere sulla sfera della riproduzione (e, più in generale, su quella della salute) che la classe medica può esercitare, coadiuvata anche dall’articolo 9 della legge 194 che prevede per il personale sanitario la possibilità dell’obiezione di coscienza,  possibilità contemplata unicamente rispetto all’interruzione di gravidanza: in nessun altro ambito medico né in altra professione vale questa opzione.

Per riaffermare con efficacia il nostro diritto di autodeterminazione dovremmo, quindi, ripartire proprio dal nodo dell’obiezione di coscienza, da questa "opzione", riconosciuta per legge, secondo cui alle scelte e ai problemi di sofferenza delle donne (perché abortire è una scelta sofferta) il personale medico-sanitario può anteporre i suoi "problemi di coscienza", la sua visione della vita  in poche parole, in nome della propria "coscienza" può opprimere il soggetto a cui deve assistenza.

Gli effetti di ciò sono sotto gli occhi di tutte: oggi abortire è diventato quasi impossibile e le donne stanno ritornando a pratiche clandestine per l’interruzione di gravidanza; l’arroganza degli obiettori è immensa, e nei reparti il personale che non vuole adeguarsi ai diktat dei primari obiettori ha vita dura; perfino l’accesso alle scuole di specializzazione in ostetricia e ginecologia è sempre più vincolato all’"atto di fede" dell’obiezione di coscienza. Chi si adegua ha una strada privilegiata per far carriera; chi invece non obietta è costretta/o a impiegare la maggior parte del proprio tempo a praticare aborti per sopperire alla scarsità di personale non obiettore. Per non parlare, poi, della cospicua fetta di finanziamenti pubblici destinata agli ospedali cattolici in cui non è riconosciuta la possibilità dell’interruzione di gravidanza.

Se una cattiva legge permette, attraverso l’obiezione, di calpestare i diritti individuali, anche le/i cittadine/i hanno diritto di sapere chi sono coloro che le/i curano e di scegliere da chi farsi curare: che fiducia si può avere in quel/la ginecologo/a che costringe a inutili sofferenze in nome delle proprie convinzioni morali, pensando di aver dei diritti sul corpo dell’altra?

Crediamo sia arrivato il momento non solo di rivendicare dei diritti ma anche di praticarli.

La nostra proprosta è quella di confrontarci e aderire alla campagna Obiettiamo gli obiettori lanciata a Roma durante l’assemblea del 24 febbraio scorso dalle Flat, (femministe e lesbiche ai tavoli). Aderire a questa campagna significa per noi esercitare il diritto di scegliere da chi farci curare, pretendendo un rapporto di fiducia, trasparenza e assunzione di responsabilità con la persona a cui affidiamo la nostra salute. Significa, quindi, pretendere dalle Asl, dai Consultori e dagli Ospedali l’elenco del personale medico-sanitario che pratica l’obiezione di coscienza.

A tutte le donne che intendono difendere e affermare il diritto all’autodeterminazione, a tutti gli uomini che si rifiutano di vivere in questo regime di controllo dei/sui corpi,

proponiamo di incontrarci

sabato 8 marzo alle ore 18 presso l’Officina Sociale il Refugio

per discutere assieme di come monitorare la situazione degli obiettori di coscienza nelle strutture sanitarie pubbliche di Livorno

La serata prosegue con cena, proiezioni, mostre fotografiche e festa.

il programma che proponiamo per la giornata dell’8 marzo è disponibile su: 

www.myspace.it/c_attive


Collettivo C-Attive – Livorno – info 3334292937 *** 3495809794 **** c.attive@gmail.com

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