Consigli per una femminista (lesbica) bianca italiana
la prima volta che incontra
una donna nera/ebrea/immigrata/rifugiata/del Terzo Mondo
1. Non presupporre che tutte le immigrate siano uguali e che vengano dal paese dei migranti.
2. Quando telefonate a un Centro di donne e una donna con un accento straniero risponde, non presupponete che sia la donna delle pulizie.
3. Quando parlate con una donna che ha un accento straniero, non presupponete che non parli l’italiano e che quindi abbia bisogno di un’interprete.
4. Non presupponete che le dovete spiegare lo stile di vita occidentale. Lei è forse originaria di un paese colonizzato dall’Italia, e il suo paese è probabilmente inondato dai media occidentali e sfruttato dalle multinazionali. I costumi occidentali non le sono quindi estranei.
5. Non presupponete che lei conosca/comprenda/accetti i costumi, il gergo e altre particolarità del vostro paese. Voi conoscete/comprendete/accettate i costumi, il gergo e altre particolarità del suo paese?
6. Non mettetevi subito a parlare di paella/patè imperiale/taboulè/cous cous/curry/
falafel/ecc., sforzandovi di mettere a suo agio la donna in questione (o voi stessa).
Tali "sforzi" sono paternalistici e condiscendenti. Questo salta agli occhi!
7. Non presupponete che lei non conosca niente di femminismo e/o di lesbismo, di
rivoluzione o di lotta. Noi (le donne non-occidentali) veniamo forse da paesi dove
tali questioni sono molto importanti addirittura violenti.
8. Non presupponete che lei abbia un contatto qualsiasi con il movimento di liberazione delle donne, o che sappia ogni cosa sul femminismo nei paesi occidentali e industrializzati.
9. Non fatevi idee a proposito della nostra politica e della nostra ideologia, basandovi unicamente sulla nostra scelta dei vestiti.
10. Non presupponete niente sulla nostra sessualità.
11. Non presupponete che una donna rivendichi una identità "bianca" unicamente perché il colore della sua pelle non è "scuro".
12. Non presupponete che una donna nera sia africana/delle Antille/indiana/Kanaki/taitiana/ecc. Aspettate che ve lo dica lei stessa.
13. Non mettetevi sulla difensiva e non colpevolizzatevi se la sua rabbia/dolore si scaricano contro quello che il vostro popolo ha fatto o sta facendo al suo.
14. Non ditevi "tutte le donne sono uguali". Non è solo totalmente falso. Le discriminazioni di classe, di età, di capacità fisiche, il razzismo, l’antisemitismo, ecc. esistono. Ma questa affermazione ci invalida e trivializza le nostre esperienze.
15. Evitate la tentazione di dirle:"ma tu sei esattamente come noi". Lei forse non si vede così e può essere che lei non abbia nessun desiderio di essere "come voi".
16. Voi siete femministe e/o lesbiche 24 ore su 24, tanto quanto noi siamo "non italiane" 24 ore su 24. Non vi aspettate che dimentichiamo o che ci discostiamo dalla nostra politica per la sola ragione che voi non ve l’assumete.
17. Non presupponete che noi abbiamo tutte la stessa politica, la stessa ideologia. Noi siamo tanto differenti le une dalle altre quanto voi.
18. Non presupponete che noi abbiamo tutte lo stesso rapporto di forza, soprattutto nei collettivi. I condizionamenti che provengono dal fatto di essere nera/ebrea/araba/immigrata/ecc., in un ambiente italiano-cristiano, hanno ancora degli effetti su di noi, e questa oppressione continua nella società in generale. Il fatto che voi siate italiani di origine latina (e forse anche della classe media), vuol dire che voi beneficiate di privilegi di cui siete forse totalmente incoscienti.
19. Resistete alla tentazione di pensare o di affermare che la sua oppressione come donna non-italiana-cristiana sia unicamente un "suo problema". Tali questioni come il razzismo, l’antisemitismo e lo sfruttamento ci riguardano tutte.
20. Lasciatela parlare, ma ascoltatela attentamente e rendete conto di quello che lei ha da dire. La solidarietà e la sorellanza sono possibili, ma non senza una lotta nella quale dobbiamo tutte impegnarci. Perché noi ne siamo tutte responsabili e dobbiamo lottare insieme contro il patriarcato.
Questo testo è stato presentato nel 1982 a Sidney da alcune donne dell’Alleanza delle donne immigrate, nere e del Terzo-Mondo, durante un seminario sui luoghi/gruppi di accoglienza e di reciproco aiuto di donne nere e immigrate. Ripreso dall’opuscolo "Quand les femmes s’aiment" n. 8 del 1999 è stato tradotto e liberamente modificato per la situazione italiana.
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