tavolo 2: AUTODETERMINAZIONE

L’unica a decidere è la donna

Il tavolo due sull’autodeterminazione ha visto la partecipazione di moltissime donne e lesbiche, circa ottanta, arrivate da diverse città italiane e di diverse generazioni ma purtroppo senza la partecipazione delle migranti.
La discussione è stata molto appassionata, partecipata, ma anche variegata e  ha posto la necessità di rilanciare l’approfondimento sui temi toccati e sul linguaggio che usiamo.
E’ anche questo un modo per scegliere un nostro terreno di riflessione e di conflitto che non sia una mera risposta all’attacco che viene messo in atto nei confronti della libertà e dell’autodeterminazione delle donne. E’ infatti necessità comune continuare nel percorso iniziato dopo il 24 novembre e andare avanti dopo queste due giornate.

Stiamo assistendo a un grave attacco nei confronti della libertà e dell’autodeterminazione delle donne che non riguarda solo il tema della libertà di scelta nella procreazione, ma è un attacco complessivo che tenta di normare il nostro corpo, il nostro orientamento sessuale, i nostri stili di vita, le forme della nostra relazione e la possibilità di muoverci oltre i confini c.d. nazionali.
Questa attacco oggi passa attraverso la messa in discussione della libertà di interrompere una gravidanza, non solo tramite una interpretazione restrittiva e arbitraria della 194 che, essendo una legge di compromesso, offre la sponda a chi ci vuole impedire di decidere sul nostro corpo, ma attraverso un uso strumentale della scienza e dell’autorità medico-scientifica, attraverso la costruzione di un immaginario che vede il “concepito” come autonomo dal corpo della donna e attraverso la colpevolizzazione delle scelte delle donne.
La legge 40 sancisce (per legge) lo statuto giuridico dell’embrione creando un precedente per questa dicotomia. Ma questa legge è parte di un paradigma più ampio delle politiche di controllo sui nostri corpi, imponendo una norma eterosessuale e un modello unico di maternità (all’interno di una coppia stabile eterosessuale).
Nel confronto è emersa anche la necessità di riprendere il discorso sulla sessualità, rimettendo al centro il nostro piacere fuori dai modelli maschili imposti.
Quello che ci unisce è la possibilità di un lavoro politico che si tenga su molteplici livelli, complementari tra di loro. Da una parte tenere fermo il timone sulla nostra libertà in ogni ambito della nostra vita proseguendo la decostruzione dei modelli imposti e l’elaborazione di un “pensiero altro”, anche dal punto di vista generazionale. Dall’altra  difendere e rilanciare quotidianamente i diritti che erano dati per acquisiti e che oggi  sono fortemente erosi.
Questo significa contrastare l’obiezione di coscienza e garantire la possibilità concreta di accedere all’interruzione di gravidanza per tutte in tutta Italia, rendere disponibile la RU 486 e la pillola del giorno dopo senza prescrizione medica.

Vi proponiamo:

–    Una campagna ad ampio raggio sull’autodeterminazione e la libertà delle donne e delle lesbiche che riesca a parlare con tutte le altre donne. Il punto centrale è la mobilitazione diffusa e di piazza nelle forme autonome e autorappresentate, che il movimento ha sperimentato con forza e radicalità nella manifestazione del 24 novembre e nelle tappe successive.

 
Inoltre sono emerse nel corso della discussione alcune proposte concrete:

–    Campagna di obiezione agli obiettori.
–    Denuncia delle farmacie e dei pronto soccorsi che non forniscono la pillola del giorno dopo.
–    Azioni giudiziarie (legali?) per mancata prestazione sanitaria.
–    Difesa e riappropriazione degli spazi dei consultori e presa in carico del ricambio generazionale dei medici e mediche non obiettori/rici.

–    Aborto libero e gratuito!

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