tavolo 7: FEMMINISMO E SPAZIO PUBBLICO

 

FEMMINISMO E SPAZIO PUBBLICO :  LA CRITICA FEMMINISTA DELLA POLITICA.


Dal tavolo 7 non è emersa ( e non poteva emergere) altra decisione che quella di continuare a discutere, facendo un saggio uso del BLOG e prevedendo prossimi incontri in cui il confronto possa ulteriormente avanzare.
Si condivide l’opinione che il tema messo all’ordine del giorno è complesso, registra pareri diversi e viene espresso in linguaggi e codici specifici. Una fase di reciproco ascolto è perciò necessaria non per risolvere le divergenze, ma per metterne a fuoco la vera natura e i significati. E cercare poi un terreno comune di iniziative e di pratiche su cui poter convivere, malgrado le diversità.
Nei primi interventi è stato precisato e circoscritto l’oggetto proposto all’attenzione delle compagne. L’oggetto NON è il rapporto tra indefiniti spazi femminili e istituzioni (assemblee elettive, apparati di Stato, partiti ecc.). Non si nega che questo problema esiste e si ammette che non si può rimuoverlo, ignorando la sua presenza incombente e le contraddizioni con cui deve fare i conti ogni donna che voglia portare la battaglia femminista al loro interno.
Tuttavia il problema che si desidera mettere all’ordine del giorno è l’AUTORGANIZZAZIONE (o autocostruzione, come qualcuna preferisce chiamarla). E’ a questa autorganizzazione che spetterebbe il compito di occupare di nuovo lo SPAZIO PUBBLICO e diventare luogo di deliberazione capace di mutare lo stato delle cose presente.
Negli anni Settanta la costruzione di momenti collettivi, caratterizzata da una forte indipendenza psicologica e intellettuale e dal superamento della dicotomia personale-politico, consentì al femminismo di fare irruzione nello spazio pubblico, di imporsi alla politica e di mutare il senso comune. Oggi il contesto e profondamente mutato e, anche se resta valida la lezione dell’autocoscienza, cambiano i modi con cui quella lezione potrebbe essere applicata.
La formula “spazio pubblico” è stata anche contestata per la sua neutralità in una fase della storia in cui istituzioni e partiti vivono il loro momento di maggiore discredito ed è possibile avvicinare altre donne solo con modi radicalmente diversi da quelli in cui esse identificano la politica.
Negli anni Settanta – è stato detto – lo spazio pubblico era attraversato dai movimenti, che lo rendevano permeabile alla trasformazione ; è evidente invece che la realtà è adesso assai mutata. In questa realtà si tratta forse piuttosto di costruire uno SPAZIO COLLETTIVO in cui sia possibile individuare e praticare strategie di resistenza.
QUESTE LE DUE POSIZIONI. Indagheremo poi quale rapporto sia possibile ipotizzare tra spazio pubblico e spazi collettivi e se davvero sui tratti di due concetti alternativi  
L’esigenza di ricominciare a discutere, il proposito di continuare a confrontarsi sul più lungo periodo non cancellano l’altra esigenza, cioè quella di RISPONDERE TEMPESTIVAMENTE ALL’EMERGENZA DI ATTACCHI BRUTALI, CHE TUTTE SIAMO DECISE A NON TOLLERARE. Ma proprio perché non vogliamo costruire un femminismo emergenziale e desideriamo dare continuità alle nostre relazioni, comprendersi diventa indispensabile.
La possibilità di costruire una forte soggettività femminista e lesbica sembra oggi diventare più concreta, dopo la manifestazione del 24 novembre. Quella manifestazione ha segnato una ripresa di temi e di pratiche che sono state degli anni Settanta: il ritorno del conflitto uomo-donna e quindi le pratiche proprie della conflittualità. Il corpo e la sessualità tornano a essere la posta in gioco di un più ampio conflitto politico e culturale di cui soprattutto le donne e le comunità lesbiche, gay e trans sono costrette e reggere l’impatto.
Non è possibile riferire, nemmeno sinteticamente, la VARIETA’ dei punti di vista e delle esperienze che si sono confrontate nella discussione del tavolo. Minimo comune denominatore di posizioni diverse, e non tutte reciprocamente decodificate, la convinzione che al femminismo tocchi assumersi  INEDITE RESPONSABILITA’ di fronte alla cosiddetta crisi della politica e alla progressiva perdita di senso della nozione stessa di sinistra.

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