Di fronte agli attacchi sempre più pesanti all’autodeterminazione delle
donne non si può più rispondere semplicemente invocando la difesa della 194.
Le scellerate dichiarazioni degli antiabortisti in queste ultime settimane
rendono ancor più evidente il potere sulla sfera della riproduzione (e, più
in generale, su quella della salute) che la classe medica può esercitare,
coadiuvata anche dall’articolo 9 della legge 194 che prevede per il
personale sanitario la possibilità dell’obiezione di coscienza – possibilità
contemplata unicamente rispetto all’interruzione di gravidanza: in nessun
altro ambito medico né in altra professione vale questa opzione.
Per riaffermare con efficacia il nostro diritto di autodeterminazione
dovremmo, quindi, ripartire proprio dal nodo dell’obiezione di coscienza, da
questa “opzione”, riconosciuta per legge, secondo cui alle scelte e ai
problemi di sofferenza delle donne (perché abortire è una scelta sofferta)
il personale medico-sanitario può anteporre i suoi “problemi di coscienza”,
la sua visione della vita – in poche parole, in nome della propria
“coscienza” può opprimere il soggetto a cui deve assistenza.
Gli effetti di ciò sono sotto gli occhi di tutte: oggi abortire è diventato
quasi impossibile e le donne stanno ritornando a pratiche clandestine per
l’interruzione di gravidanza; l’arroganza degli obiettori è immensa, e nei
reparti il personale che non vuole adeguarsi ai diktat dei primari obiettori
ha vita dura; perfino l’accesso alle scuole di specializzazione in
ostetricia e ginecologia è sempre più vincolato all’“atto di fede”
dell’obiezione di coscienza. Chi si adegua ha una strada privilegiata per
far carriera; chi invece non obietta è costretta/o a impiegare la maggior
parte del proprio tempo a praticare aborti per sopperire alla scarsità di
personale non obiettore. Per non parlare, poi, della cospicua fetta di
finanziamenti pubblici destinata agli ospedali cattolici in cui non è
riconosciuta la possibilità dell’interruzione di gravidanza.
Se una cattiva legge permette, attraverso l’obiezione, di calpestare i
diritti individuali, anche le/i cittadine/i hanno diritto di sapere chi sono
coloro che le/i curano e di scegliere da chi farsi curare: che fiducia si
può avere in quel/la ginecologo/a che costringe a inutili sofferenze in nome
delle proprie convinzioni morali, pensando di aver dei diritti sul corpo
dell’altra?
Crediamo sia arrivato il momento non solo di rivendicare dei diritti ma
anche di praticarli.
“Obiettiamo gli obiettori” significa che esercitiamo il diritto di scegliere
da chi farci curare, pretendendo un rapporto di fiducia, trasparenza e
assunzione di responsabilità con la persona a cui affidiamo la nostra
salute.
Significa, quindi, pretendere dalle Asl, dai Consultori e dagli Ospedali
l’elenco del personale medico-sanitario che pratica l’obiezione di
coscienza.
Alle donne che intendono difendere e affermare il diritto
all’autodeterminazione proponiamo di:
1. costituirci come soggetti politici che esigono la pubblicizzazione e
l’affissione pubblica negli ospedali e nei consultori delle liste del
personale sanitario che fa obiezione;
2. cominciare a raccogliere città per città, ospedale per ospedale,
consultorio per consultorio tutte le informazioni che già si hanno, facendo
una prima lista dei nominativi che si posseggono;
3. promuovere il boicottaggio in toto di tutti i reparti e di tutte le
prestazioni (analisi del sangue, visite, ecc) degli ospedali in cui ci sono
più obiettori;
4. creare un sito dedicato a questo dove raccogliere informazioni.
Sappiamo bene che in nome di “sacri principi” vengono compiuti i più grandi
crimini della storia, la violazione dei più elementari diritti umani. Hannah
Arendt ci ha insegnato che “Il male appare banale e proprio per questo
ancora più terribile: perché i suoi più o meno consapevoli servitori, altro
non sono che dei piccoli, grigi burocrati, simili in tutto e per tutto al
nostro vicino di casa”.
Difendere la nostra autodeterminazione dai “burocrati del male” significa
diventare protagoniste nell’esercizio e la difesa dei nostri diritti.
Smantellare il sistema che si è creato intorno all’obiezione di coscienza,
significa smantellare un sistema che alimenta e legittima gran parte degli
attacchi contro l’autodeterminazione dei nostri corpi e delle nostre vite.
Sta a noi donne determinare un grande risveglio prendendo coscienza della
vastità dell’abuso subito e impedire che si ripeta, rimpadronendoci di un
sapere e di pratiche che ci mettano in grado di opporci agli abusi e di
chiederne conto.
Collettivo femminista Maistat@zitt@