La pratica collettiva e la condivisione sono la forza del nostro percorso.
Uno strumento di comunicazione e di visibilità
come un sito internet, per essere realmente espressione di un percorso
politico collettivo e autorganizzato,
deve necessariamente rispettare la pratica politica della condivisione, sia
tecnica che contenutistica.
L’obiettivo della nostra presenza sul web è sicuramente diffondere
comunicati, iniziative e produzioni del percorso che stiamo facendo insieme
ma è anche interagire con le singole e i gruppi femministi, femminili e
lesbici a livello nazionale. A questo scopo riteniamo più adeguata la
modalità del blog anziché quella del sito, visto che il blog consente una
partecipazione e una comunicazione più immediate e informali. Inoltre la
gestione tecnica di un blog necessita di conoscenze informatiche molto più
semplici rispetto a quelle necessarie alla gestione di un sito e quindi
consente un lavoro realmente collettivo e suddiviso.
Il sito controviolenzadonne.org, come sapete, è stato uno strumento
importante attraverso cui è stato costruito il percorso che ci ha portato
verso la manifestazione del 24 novembre. Tuttavia abbiamo avuto delle
difficoltà a condividere collettivamente la gestione di questo strumento
sia nei contenuti, sia dal punto di vista tecnico, aspetti inscindibili in
una pratica autorganizzata.
Per questo, e per prevenire ogni rischio di ambiguità e confusione,
volevamo informarvi che il sito controviolenzadonne.org non è in questo
momento espressione dell’assemblea che ha dato vita alla manifestazione del
24 novembre scorso e sta partecipando con tutte voi alla costruzione di un
percorso politico nazionale, a partire dall’assemblea del 12 gennaio e
dall’incontro che faremo il 23-24 febbraio.
Preferiamo inoltre che la nostra pagina web sia ospitata dal provider
indipendente Autistici/Inventati che, per l’utilizzo dei servizi, offerti
a tutti e tutte gratuitamente, pone come discriminanti quelle
dell’antifascismo, dell’antirazzismo, dell’antisessismo e della non
commercialità e difende l’anonimato come scelta politica. Non vorremmo
utilizzare più il provider Aruba in quanto non ne condividiamo né i
parametri legali (che non consentono, per la gestione di un sito internet,
né l’anonimato né un’assunzione collettiva della responsabilità
legale), né le scelte di policy.
Proponiamo che le realtà locali che hanno condiviso con noi il percorso
per la manifestazione del 24 novembre ’07 e che hanno partecipato
all’assemblea del 12 gennaio discutano la possibilità di creare i propri
blog locali sia per la difficoltà oggettiva di gestire il blog a livello
nazionale, sia per creare una rete comune di riferimento che sia però
espressione anche della pluralità e delle diversità.
Pensavamo che sarebbe costruttivo mettere on line poi un’unica home page
che pubblicizzi le iniziative nazionali e rimandi tramite i link e feed RSS
ai blog locali e ai siti dei gruppi partecipanti alla rete. Proponiamo
inoltre che nella giornata del 24 febbraio si tengano anche dei workshop
pratici per consentire a tutte di acquisire le conoscenze base necessarie
all’apertura dei suddetti blog locali.
Naturalmente il riferimento per la gestione della home page sarà la
mailing list nazionale “sommosse” mentre per i blog locali potremo
semplicemente riferirci alle mailing list locali.
Pensiamo che la discussione di questa proposta potrà essere sviluppata nel
tavolo “Media, linguaggi ed immaginari.
Strategie e pratiche di autorappresentazione e riappropriazione dei mezzi
di comunicazione e dei linguaggi.” nella due giorni del 23-24 febbraio.
L’ASSEMBLEA ROMANA
Credo sia importante che questo tavolo discuta sulle possibili strategie di visibilità sul web e anche, ma non è secondario, su come evitare il rischio che l’uso delle tecnologie limiti, invece che favorire, la partecipazione delle donne. E’ possibile pensare a dei circuiti di redistribuzione delle informazioni pubblicate in rete per chi dalla rete è fuori?
Credo infine che sarebbe utile discutere sul rapporto che quelle piu’ “tecnologiche” di noi hanno con la tecnologia stessa e sul segno femminista che, in anni di utilizzo, siamo riuscite (o non riuscite) ad imporre.
Non vedo l’ora. Porto pure la telecamera.
come punto di partenza mi sembra ottimo
v.