Donne sull’orlo della crisi (che non abbiamo intenzione di pagare noi)

Mercoledì 19 novembre 2008, ore 21 – Tpo, Via Casarini 17/5, Bologna

Ne parliamo con:

Angela Balzano, Uniriot Bologna Anna Borghi, ricercatrice precaria

Stefania Ghedini, maestra scuola elementare XXI Aprile

Cristina Morini,
giornalista e scrittrice

Coordina Stefania Voli, Guai a chi ci tocca

Guai a chi ci tocca – guaiachicitocca@gmail.com, www.myspace.com/guaiachicitocca


Ebbene sì, siamo donne sull’orlo della crisi. Eravamo già un po’ irritate quando lo scorso anno il ministro maroni non contento di essere già ministro si è autoproclamato santo prottettore delle donne italiane, dopo aver compiuto il miracolo del «pacchetto sicurezza».

Peccato che noi, miscredenti e non innocenti, abbiamo smascherato subito l’unica logica realmente sottesa a questo provvedimento, che è un’ idea di sicurezza ferma alla conservazione dell’ordine costituito, e intenzionata a normalizzare chi con la propria autonomia osa proporre la trasformazione di questo stesso ordine.

Ci siamo decisamente innervosite quando abbiamo capito che non a caso la logica securitaria tentava di convincerci che la violenza sulle donne è opera di mostri – possibilmente pazzi, poveri e immigrati, invece che padri, zii, ex fidanzati o compagni di banco – proprio perché questo permette di non rimettere in discussione la società, ma anzi rinforza il sistema della «tutela», che significa ancora una volta non riconoscimento della soggettività e della capacità di scelta delle donne.

Alla fine dell’estate eravamo poi un tantino agitate: al ritorno dalle vacanze la ministra carfagna era riuscita a far approvare il suo decorativo decreto antiprostituzione, che ha come unico fine la «pulizia» delle strade da ogni comportamento ritenuto non conforme alla pubblica moralità, e che per raggiungere tale obiettivo ordina di controllare le strade a tutti i costi, anche economici, e di normare tutti i comportamenti atipici, soprattutto quelli di donne, lesbiche, trans e queer.

L’agitazione saliva nell’apprendere che la stessa ministra, insieme all’onnipresente tremonti, mentre emanava il decreto anti sex workers, decideva di tagliare 20 milioni di euro ai centri antiviolenza per le donne.

E negli ultimi tempi ridiamo istericamente: un mese fa infatti l’assessore alla salute dell’Emilia Romagna bissoni ha approvato le linee guida di applicazione della legge 194/1978 sull’ivg. Ragazze, pensavate che i consultori fossero spazi pubblici e laici dove curarvi e informarvi nel pieno rispetto della vostra libertà di scelta e autodeterminazione? Grazie a bissoni dimenticate tutto ciò: nei consultori troverete presto associazioni cattoliche antiaboriste, foraggiate dalla regione (cioè da fondi pubblici, circa 600 mila euro…) con lo scopo di abbassare il numero di aborti. Come se noi non fossimo in grado di decidere senza dio, l’assistente sociale o l’obiettore di turno. E a questo punto, dopo l’approvazione dei ddl 133 e 137 della Gelmini, siamo decisamente arrabbiate. Ci fa rabbia il tentativo di aggirare la crisi economica con tagli che ricadono direttamente sul libero accesso alla formazione di tutt*. Ci fa più rabbia ancora che con il decreto 137 di nuovo il prezzo della crisi si riversi su tutte le maestre che vedono a rischio il loro posto di lavoro, e che lo stesso preveda il «superamento»del tempo pieno. Non si preoccupi la maestra, perché sarà pure unica ma non sarà sola: a farle compagnia migliaia di precarie italiane (già licenziate con i tagli al parti time: vedi alla voce Alitalia e La Perla a Bologna) saranno a casa, travestite da angeli del focolare a crescere e formare la prole.

A questo punto, dubbiose, ci chiediamo se oltre alla crisi economica vogliano far pagare a noi donne, anche la crisi del welfare. La femminilizzazione del lavoro rappresenta una delle vette più alte dello sfruttamento contemporaneo, che si serve di certe peculiarità del femminile, quale ad esempio il lavoro di cura, come principio dirimente di un nuovo sistema di diritti sociali. Eppure non è possibile ridurre tutto a "una questione privata. Occorre trasformare i nostri desideri in rivendicazione collettiva, politica, di diritti, di vita non assoggettata. E ogni qualvolta vorrete incuterci paura, noi proveremo solo rabbia.

E anche per questo parteciperemo indecorosamente libere alla Manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne a Roma organizzando un pullman da Bologna.

Non pagheremo noi donne la vostra crisi!

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