Ambito 3: Comunicazione


*Comunicazione:*
Di quali strumenti dotarci per comunicare innanzitutto tra
noi, per dare visibilità alla nostra lotta , per parlare linguaggi accessibili,
per essere più efficaci nella comunicazione con l’esterno, i rapporti con la
stampa e lo scambio di comunicazione attraverso blog…..soprattutto nell’ottica
di amplificare la nostra presa di parola pubblica e la diffusione
dell’auspicabile manifestazione nazionale che da questo incontro speriamo possa
finalmente definirsi.

Chiunque voglia contribuire lasciando materiali o candidandosi per tenere la relazione introduttiva può lasciare un commento! 

Il gruppo comunicazione ha creato l’account Skype flat_bologna.

>>Qui i materiali e contributi utili alla discussione (oltre, naturalmente a tutti i commenti a questo post)

>>Qui il video di DonnaTV che mostra la lettura della sintesi riportata qua sotto! 

 

Report: 

1) Farsi media e rapporti con i media mainstream

E’ stata condivisa la priorità di essere media e produrre informazione e non più controinformazione appropriandoci di strumenti di comunicazione accessibili e gratuiti come  server indipendenti, free software… Non soltanto per comunicare iniziative ma anche per mettere in moto dei processi di creazione di immaginari che siano più vicini a noi, ponendoci  non come soggetto antagonista, ma protagonista.
Per contrastare l’egemonia culturale che si dichiara neutra, è necessario costruire delle piattaforme autonome che valorizzino la nostra produzione di senso ma anche intercettare l’indicizzazione del tipo proposto da google attraverso un aggregatore di blog femministi. Ad esempio cercando su google “aborto”, fare in modo che appaiano i link dei nostri siti, blog, ecc, invece che i siti antiabortisti che godono adesso della massima visibilità.
Autoproduzione significa anche creare canali di formazione per noi.

Rispetto ai media mainstream, ci sono posizioni differenti:
Alcune sostengono anche l’importanza di mantenere relazioni con donne che lavorano nel mondo della carta stampata.
Altre preferiscono creare da zero dei media indipendenti, altre vogliono usare l’”opportunità” politica di utilizzare anche i canali dei media mainstream per avere maggior visibilità.
Riguardo ai rapporti con i media mainstream, si preferisce evitare di chiedere la pubblicazione di un comunicato stampa, ma cercare piuttosto di creare un rapporto di forza facendo un’informazione che li metta in condizione di doversi rivolgere a noi per ottenere le notizie (esempio di Genova).

Proposta: monitoraggio dei linguaggio che usano i media mainstream e costruzione di relazioni con giornaliste per “sensibilizzarle” su questioni di genere, linguaggi, ecc.

Riguardo a pratiche e metodologie abbiamo discusso di esperienze in corso: cercatrice in rete, city of god, adotta un consultorio, OGO.

2) Metodo e partecipazione

Su questo punto ci sono state difficoltà a trovare delle risposte. E’ stata posta l’esigenza di definire in plenaria cosa sia sommosse e di chiarire quali siano i luoghi decisionali.
La rete è vista come un processo di partecipazione e non come un’organizzazione verticistica in cui qualcuna decide. E’ emerso lo stesso parere sia rispetto al metodo di comunicazione utilizzato nella mailing list sia rispetto al metodo utilizzato nelle assemblee reali.
Alcune considerano la mailing list come un’assemblea permanente. Altre preferiscono modalità di incontro reale.
Ci accordiamo sul metodo del consenso, ma c’è discordanza su cosa sia la mailing list: diffusione di comunicati, luogo di decisione, assemblea permanente? Bisogna porsi la domanda non in termine di decisione ma di processi.

3) Produzione linguaggi e immaginari – accessibilità strumenti – uscire dall’autoreferenzialità

E’ importante non solo fare ragionamento di rete ma anche sul territorio facendo delle cose comprensibili a chi non ha gli strumenti tecnici e culturali per accedere a dei contenuti che descrivono le nostre lotte.
Una sfida fondamentale è riuscire a creare linguaggi e immaginari che producano prospettive di lotta, nuove idee di futuro e partecipazione per le donne, femministe e lesbiche.
E’ stata espressa l’esigenza di moltiplicare i linguaggi e le pratiche, valorizzandole tutte piuttosto che imporre delle sintesi che raccontino di un’unica iniziativa. Esempio: ci piacerà parlare della campagna Obbiettiamo gli Obiettori e della campagna Adotta Un Consultorio, così come di ogni altra iniziativa che le donne, lesbiche e femministe della rete sceglieranno, se vogliono di mettere in atto.

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14 Responses to Ambito 3: Comunicazione

  1. Rosa says:

    Che bella idea 🙂

    anche io ho due blog:

    uno contro il sessismo in generale, si riferisce per lo più contro il sessismo nei mass media: http://nonsiamobambole.blogazza.com/Home-b0.htm

    poi ho un blog contro la violenza sulle donne: http://noallaviolenzasulledonne.splinder.com/

    ciao a tutte 🙂

  2. sommossa comunicante says:

    Ops scusate tanto mi e’ partito l’invia del commento prima di chiuderlo.
    ehmm. Quindi aggiungo che il commento qui sopra e’ la sintesi del “tavolo comunicazione”.

  3. sommossa comunicante says:

    —————————-

    *Farsi media e rapporti con i media mainstream*

    E’ stata condivisa la priorita’ di essere media per produrre informazione e non piu’ controinformazione appropriandoci di strumenti di comunicazione accessibili e liberi (server indipendenti, free software…) non soltanto per comunicare iniziative ma anche per mettere in moto dei processi di creazione di immaginari che siano piu’ vicini a noi, ponendoci non come soggetto antagonista, ma protagonista.

    Per contrastare l’egemonia culturale che si dichiara neutra, e’ necessario costruire delle piattaforme web autonome che valorizzino la nostra produzione di senso, ma anche intercettare l’indicizzazione del tipo proposto da google attraverso un aggregatore di blog femministi;
    ad esempio cercando su google “aborto”, fare in modo che appaiano i link dei nostri siti, blog, ecc, invece che i siti antiabortisti che godono adesso della massima visibilita’.

    Farsi media significa anche creare canali di auto-formazione per noi.

    Rispetto ai media mainstream, ci sono posizioni differenti:
    Alcune preferiscono lavorare solo attraverso i media indipendenti, altre vogliono usare l’opportunita’ politica di utilizzare anche i canali dei media mainstream per avere maggior visibilita’.

    Tutte concordiamo di evitare la richiesta di pubblicazione di un comunicato stampa, ma cercare piuttosto di creare un rapporto di forza facendo un’informazione che li metta in condizione di doversi rivolgere a noi per ottenere le notizie (esempio di Genova).

    Una proposta emersa e’ quella di creare un osservatorio di monitoraggio del linguaggio che usano i media mainstream e costruire relazioni con le giornaliste per “sensibilizzarle” sul linguaggio di genere.

    Riguardo a pratiche e metodologie abbiamo discusso di esperienze in corso:
    * “cercatrice in rete”
    http://cercatrice.women.it/cgi-bin/search.cgi

    * “city of gods”
    http://city.precaria.org/

    * “adotta un consultorio” – http://atelierbetty.noblogs.org/…-un-consultorio

    * “Obiettiamo Gli Obiettori”
    http://ogo.noblogs.org/

    —————————-

    *Metodo e partecipazione*

    Su questo punto ci sono state difficolta’ a trovare delle risposte.
    Ci accordiamo sul metodo del consenso, ma c’e’ discordanza su cosa sia la mailing list: diffusione di comunicati, luogo di decisione, assemblea permanente?

    * Alcune considerano la mailing list come un’assemblea permanente.
    * Altre preferiscono modalita’ di incontro reale.
    * Altre ancora definendo sommosse come un processo di partecipazione e non come un’organizzazione pongono l’accento sul metodo e non sui luoghi decisionali.

    E’ stata posta l’esigenza di definire in plenaria cosa sia sommosse per chiarire quali siano i luoghi decisionali.

    —————————-

    Produzione linguaggi e immaginari: uscire dall’autoreferenzialita’.

    E’ importante non solo fare ragionamento sulla rete/web, ma anche sul territorio facendo delle cose comprensibili a chi non ha gli strumenti tecnici e culturali per accedere ai contenuti delle nostre lotte.
    Una sfida fondamentale e’ riuscire a creare linguaggi, immaginari positivi e costruttivi che producano prospettive di lotta, nuove idee di futuro e partecipazione per le donne, femministe e lesbiche.

    E’ stata espressa l’esigenza di moltiplicare i linguaggi e le pratiche, valorizzandole tutte piuttosto che ragionare in termini di sintesi che raccontino di un’unica iniziativa.
    Esempio: ci piacerebbe riprodurre la campagna Obbiettiamo gli Obiettori, ma anche Adotta Un Consultorio a seconda delle necessita’ e diversita’ dei territori, cosi’ come di ogni altra iniziativa che le donne, lesbiche e femministe della rete sceglieranno di mettere in atto.

  4. una betty says:

    News da Bologna!
    Quello che credevamo incerto fino a ieri sera, ora e’ certo: avremo la connessione! quindi OK per tavolo comunicazione a distanza.

    ciau

  5. otta says:

    ciao!
    dico che è un’ottima idea. adesso sì che si comincia a ragionare!
    le distanze tra noi si accorciano e facciamo un uso serio di internet.
    tutto ciò si dovrebbe fare spesso per permettere a molte di noi di vivere più da vicino tutti gli eventi più importanti a cui non possono partecipare
    ah..mi viene in mente che anche il tuo workshop sui blog si può fare a distanza così a bologna si possono affrontare e approfondire argomenti più impellenti..dai scherzo..va bene anche a fine giornata, lo seguirò pure io 🙂
    a poi, Pina

  6. FikaSicula says:

    ciao again,
    veniva in mente che alcune donne che vorrebbero partecipare al gruppo comunicazione (ma anche agli altri gruppi e all’assemblea plenaria immagino) potrebbero restare in collegamento con noi attraverso alcuni sistemi che la moderna tecnologia ci offre:
    se abbiamo una connessione si potrebbe fare
    – collegamento via skype con microfono aperto così chi resta a casa può ascoltarci e volendo anche intervenire.
    – streaming video (non c’e’ qualcuna che viene dalla bella esperienza di telestreet?) perchè possano anche vederci in faccia.
    insomma ve la giro così, che è ottima cosa documentare, includere e far partecipare e diventare noi stesse mezzo di comunicazione.
    chi vuole seguirci così potrebbe farlo via streaming o anche solo semplicemente via skype.
    che dite?
    ciao

  7. cristina says:

    cara Enza,
    condivido in tutto e per tutto quel che dici e le analisi chefai 8come
    spesso mi accade :-D)
    Vorrei quindi limitarmi a riprendere due punti che, non potendo purtroppo
    venire a Bologna) mi piacerebbe affrontare.

    1. il rapporto con i media “alti”.
    Lavorando da ormai quasi 13 anni nel Paese delle donne continuo a rimanere
    colpita dall’attrazione che i giornali “Alti” continuano ad avere sulle
    donne del movimento e, contemporaneamente dalla scarsa capacità/volontà di
    valorizzare quello che altre donne fanno.
    Mi spiego: riceviamo tantissimi comunicati, lettere aperte, ecc.
    accompagnati dalla richiesta “Repubblica, il manifesto, il corrriere,
    liberazione, ecc.. non me l’ha accettata, me la pubblichi?” Ecco io credo
    che fino a che tra noi non cominciamo a vederci reciprocamente come Fonte
    prima della nostra comunicazione, ovvero finche’ continueremo a scrivere
    in funzione di tempi, linguaggi, ecc. imposti dall’esterno, non potremo
    davvero dire di aver fatto un passo avanti.
    So che molte obiettano che una lettera su repubblica è più visibile che
    sul Paese delle donne, o sul tuo blog, o su Flat … non lo contesto. Ma
    so anche che fino a che non riusciremo a costringere repubblica (o chi per
    lei) a venire a prendere quel che scriviamo noi il rapporto di forza
    giocherà a nostro sfavore.
    Se potessi venire a Bologna di questo mi piacerebbe discutere: come
    possiamo creare un circuito virtuoso di valorizzazione reciproca che sia
    uno spazio pubblico condiviso, non esclusivo e capace di rivolgersi e
    dialogare anche con chi non è già dalla nostra parte?
    Molte di noi già incrociano le informazioni ma sarebbe bene capire come
    farla diventare una pratica quotidiana e non legata alla casalità degli
    incontri.

    2. sul linguaggio anche vorrei fare una riflessione. Invecchiando provo
    sempre più fastidio per i linguaggi “di famiglia”.
    E’ importante averne uno, forse fondamentale, ma sicuramente bisogna
    cominciare a capire come usare l’interruttore che ci permette di passare
    agevolmente dallo spazio di famiglia allo spazio pubblico. La mia
    vocazione “casalinga” è sempre stata scarsa 🙂

    Spero ci siano occasioni per approfondire questi discorsi, mi sarebbe
    piaciuto farlo sulla lista ma, non nascondo, di non sentirmici
    propriamente a mio agio.

  8. FikaSicula says:

    Ecco il mio contributo e gli spunti che propongo per il tavolo comunicazione. Il testo è lungo e dunque vi passo il link della pagina che potete trovare su Femminismo a Sud.

    Spero comunque che ci sia connessione, un pc collegato ad un proiettore per il workshop o anche un punto pc connessione senza proiettore per far vedere a chi vuole come si fanno alcune cose…

    ciao

  9. sexyshock says:

    ciao 🙂 anche noi parteciperemo a questo tavolo.
    La scaletta di Otta, ma anche la “spinta” verso il workshop che Fikasicula sta cucinando per noi va bene.
    Al massimo sabato possiamo dedicare i primi minuti per integrare o definire i punti, giusto?

    Intanto ecco alcuni spunti di riflessione che ci ci piacerebbe affrontare a tavola con voi, neanche a dirlo potete indossarli come un cappotto o rivoltarli come un calzino 🙂

    ++++++++++++++++++++++++++++++

    Ormai anche il resto del carlino si è definitivamente convinto che viviamo nella società dell’informazione e delle comunicazione nella quale il ruolo dei processi comunicativi è diventato centrale all’interno dei
    processi sociali, o meglio potremmo dire che allo stato dell’arte tutti i
    processi di comunicazione sono processi di costruzione sociale. Quindi
    ‘comunicazione’ si riferisce non solo all’aumento esponenziale delle
    occasioni di connessione e di confronto, al web o alla circolazione di
    materiali comunicativi all over the world, ma soprattutto al ruolo cruciale che questi prodotti/processi comunicativi hanno nel costruire, limitare o liberare le vite di donne e uomini. I processi comunicativi hanno un ruolo fondamentale nella creazione dei processi identitari, nel rendere possibili determinate narrazioni e relazioni sociali e nel negare o stereotipizzarne altre, nel legittimare o sanzionare comportamenti sociali.

    Che fare dunque? Metterci le mani :)) …. andare all’arrembaggio dei
    media e dello spazio digitale dotandosi di un nuovo linguaggio, costruendo un lessico e un’iconografia comunicativa che sia in grado di parlare di noi, dei nostri desideri, dei nostri stili e progetti di vita al di fuori delle banalizzazioni, Se ben utilizzata, una campagna di comunicazione può essere ben più radicale ed efficace di due uova a Giuliano Ferrara, perchè è l’occasione di sfidare sullo stesso terreno gli stereotipi culturali, i modelli sociali, i modelli di femminilità dominante, le retoriche pubbliche sulla sicurezza e sulla vita.

    La proliferazione di immaginari può essere una strategia efficace per contrastare la banalizzazione prodotta dallo stereotipo e discutere di comunicazione vuol dire condividere gli strumenti critici per leggere e dissacrare il modello unico.

    Ci immaginiamo questo pomeriggio come un inizio per lavorare sulla
    produzione mediatica della rappresentazione della soggettività femminista, del corpo e del desiderio: tecnologie e informazione sono parte dei cambiamenti sociali e proprio per questo dobbiamo “metterci le mani” farle nostre stravolgendone gli stereotipi per decostruire l’immaginario corrente e aprirne un altro.

    Aggiungiamo un link una nostra riflessione +++ lunga su femminismo e mediattivismo. se avete tempo 🙂

    http://isole.ecn.org/sexyshock/xbio20.htm

    a sabato,

    betties

  10. otta says:

    ciao…
    ho partecipato alla grande e straordinaria manifestazione del 24 e purtroppo non sono stata presente alla due giorni di febbraio a roma,
    invece all’incontro di bologna vorrei esserci anche a costo di partire da sola. mi mancano perciò dei pezzi e per non essere invasiva cercherò soprattutto di ascoltare e di capire profondamente questo grande e fondamentale processo che segna l’inizio della rivoluzione femminista e che spero porti a rispettare, affermare e valorizzare la nostra presenza in questo mondo stupidamente ingiusto e doppiamente pericoloso per noi donne. Ci stanno privando anche delle poche conquiste che siamo riuscite ad ottenere e dobbiamo attivarci per difenderci dalle barbarie che si manifestano nel privato e nel sociale. La nostra falsa emancipazione significa doppi e tripli lavori e uno stress pauroso che ci fa vivere in continua ansia e ci allontana da una buona, sana e sociale vita.
    Per quanto riguarda questo ambito di discussione a me personalmente interessa sviluppare e sperimentare forme di comunicazione a distanza per cercare di fare rete e rendere partecipi così anche persone che si trovano in luoghi isolati fisicamente e culturalmente. Quindi se possibile riunioni on line, discussioni, convegni, incontri con autrici, ecc. Internet
    offre molte potenzialità.
    A parte questa cosa che trovo davvero intrigante e può significare il futuro anche per le più giovani, penso che la comunicazione debba agire sulle seguenti direzioni:

    a)controinformazione
    – cercare di far veicolare più possibile articoli, informazioni, appelli, eventi…tra il popolo della rete (già si fa abbastanza) sui gionali on line, blog, ecc.
    – mettere su una radio web per trasmettere dalle varie realtà
    (es:da perugia, dopo 15 giorni da Palermo, poi milano…anche una trasmissione a settimana, come ci viene meglio e in questo modo ci facciamo coraggio e ci impegnamo a “uscire allo scoperto”)

    b)rapporti con la stampa (tentativi che vanno fatti purché non si venga censurate e si rimanga integre e coerenti) senza farsi prendere dal panico e spedire la prima lettera o articolo pronto ignorando il lavoro fatto collettivamente da un gruppo di donne (complimenti, una bella scorrettezza! mi riferisco all’episodio successo di recente). Quindi per passaggi in tv, giornali ci sono compagne addette ai lavori o gionaliste che possono provare a vedere che spazio si può avere..mah….

    – valutare le possibilità di partecipare come FLAT ad eventi alternativi che stanno nascendo tipo “Canale Zero” di megachip.info per avere anche lì uno spazio per le donne. non so cosa ne pensate…

    c)- comunicazione tra noi
    – linguaggi accessibili
    – condivisione
    …..è difficile in una società patriarcale (troppi condizionamenti) ma con il tempo ce la faremo 😉

    d) ultimo punto a mio avviso e di fondamentale importanza è arrivare a comunicare con le donne intorno a noi e qui credo che i tentativi debbano essere indirizzati verso tutte le forme di socialità (penso ad es. alle banche del tempo, non è un caso che sono state create da donne) per avere la possibilità di ritrovarsi, essere forti, solidali e pronte ad affrontare qualunque tipo di lotta.

    Scusate se sono stata noiosa e confusa….spero di confrontarmi quanto prima con voi…
    buonanotte, otta

  11. elena says:

    Ciao care tutte,
    qui da bologna si sta ancora cercando di capire se ci sara’ o meno la connessione per sviluppare il fondamentale workshop su blog, ma direi anche net-etiquette, e privacy…La condivisione dei saperi, soprattutto in ambito tecnologico e’ importantissimo e “democratico”. Il workshop si potrebbe sviluppare a fine discussione, cosi’ chi non e’ interessata o e’ gia’preparata si puo’ “fare di nebbia”. Rispetto alla discussione sulla comunicazione c’e’ tanta carne (melanzane per le vegan) al fuoco e anche nodi che possiamo provare ad affrontare e se mai a sciogliere (chissa’, la vedo dura ma mai dire mai): dalla comunicazione della politica alla politica della comunicazione 😉 per dirne una. Direi di postare qui riflessioni e desideri sulo sviluppo del tavolo e poi scalettare. che dite?

  12. FikaSicula says:

    ciao otta,
    aiutami a capire quale è per te il nocciolo della questione. qual’e’ la cosa che tra quelle elencate nella proposta che viene da bologna ti interessa sviluppare di più?
    per quanto riguarda il workshop io lo propongo solo perchè c’e’ chi ha voglia di approfondire. Può essere fatto alla fine della giornata per lasciare a tutte la libertà di decidere se partecipare oppure no.
    Dimmi se hai una proposta, un ordine di argomenti o di priorità.
    ciao 🙂

  13. otta says:

    Mi rendo conto che la semplificazione, soprattutto di questi tempi, è deleteria, ma chiedo, per favore, di non essere “troppo lunghi” perché io non ce la faccio a seguire…In genere mi piace arrivare subito al nocciolo di una questione e soprattutto risolvere (almeno provare).
    Perdona la mia franchezza…
    Poi va bene tutto. A presto.
    tanti saluti, otta

  14. FikaSicula says:

    Care tutte
    mi autocandido assieme a chiunque lo vorrà fare a introdurre il gruppo.
    posso riassumere i punti emersi a roma il 23/24 febbraio e ribadire cose essenziali a partire dalla ultima esperienza di lavoro condiviso in rete.
    posso spiegare a che serve e come si usa una mailing list di lavoro (per chi ancora non l’avesse capito) e posso fare un workshop sui blog di un paio d’ore per chi ne fa richiesta (so che c’erano compagne che ne avevano bisogno).
    c’e’ spazio per tutto questo?
    altrimenti ditemi come mi posso coordinare o se avete una idea di
    conduzione del gruppo differente.
    a breve pubblicherò un testo su
    comunicazione, condivisione, metodo del consenso, linguaggi, rapporti con la stampa, blog e nostri sistemi di comunicazione.
    saluti sommossi

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