Tra la festa il rito e il silenzio… scegliamo la lotta!


Foto di Luisa Di Gaetano

 Il 23 e 24 febbraio in più di 400, femministe e lesbiche, ci siamo
incontrate a Roma per dare un seguito al percorso nazionale iniziato con la
manifestazione del 24 novembre contro la violenza maschile sulle donne.
Due giorni in cui i nostri desideri, le nostre differenze e le nostre idee
ed
elaborazioni politiche si sono incontrate per dare sostanza
all’affermazione della nostra autodeterminazione.
Abbiamo discusso insieme delle strategie di resistenza e trasformazione del
mondo che abitiamo e delle pratiche che intendiamo agire per fermare la
violenza maschile che si manifesta in varie forme: quella che avviene in
famiglia, quella delle istituzioni e delle leggi che espropriano e
controllano i nostri corpi, del sistema economico che precarizza le nostre
esistenze, della cultura e della formazione che ci educa alla passività e
alla subalternità, dell’eterosistema che costringe i nostri desideri e
le nostre relazioni all’interno del modello unico
dell’eterosessualità.

Abbiamo discusso di spazio pubblico, della sua presunta neutralità e della
necessità di riappropriarci di tutti gli spazi con la nostra pratica
collettiva e autodeterminata.
Abbiamo parlato dell’accesso e della riappropriazione da parte delle
donne delle tecnologia e dei mezzi di comunicazione, tramite l’utilizzo
del free-software.
Abbiamo parlato di razzismo, cercando di partire da noi per esplorare la
complessità del rapporto con l’altra, anche alla luce dei nostri
privilegi, sottolineando che non possiamo dirci autodeterminate se a tutte,
e quindi anche alle donne migranti, non vengono garantiti quei diritti che
rivendichiamo e riteniamo minimi per la nostra esistenza.

Il sommovimento femminista e lesbico ha espresso la necessità di altri
momenti di confronto e discussione, nonchè di proseguire il percorso
comune facendo vivere le nostre elaborazioni negli prossimi
appuntamenti che verranno costruiti:

•    un presidio il 4 marzo sotto il Tribunale di Bologna per un processo
per stupro;
•    un presidio il 5 marzo sotto la sede della Corte di cassazione a Roma
per solidarietà alle donne che hanno denunciato per stupro un medico
anestesista;
•    presidio il 18 marzo a Perugia, sotto il tribunale dove si terrà
l’udienza preliminare per l’uccisione di Barbara Cicioni da parte del
marito;
•    una manifestazione nazionale a maggio in una città del sud contro
la violenza maschile nelle sue varie forme;
•    due giorni di discussione nazionale forse nel mese di giugno;
•    una campagna nazionale per l’autodeterminazione e la libertà delle
donne e delle lesbiche che si articolerà attraverso le proposte discusse
dai vari gruppi  tematici
e l’assemblea ha accolto la campagna

"Obiettiamo gli obiettori"
, che ogni territorio sceglierà poi di
articolare eventualmente come vuole. 

•    un 8 marzo autorganizzato da femministe e lesbiche a livello
territoriale che rilanci la lotta per l’autodeterminazione,
manifestando con lo striscione comune:

Esprimiamo un forte e chiaro no alla strumentalizzazione a fini elettorali dell’8 marzo da parte di cgil cisl e uil, organizzazioni che sostengono politiche familiste e di controllo sui corpi e a cui non deleghiamo l’espressione del nostro pensiero e delle nostre pratiche politiche.

Assemblea nazionale di femministe e lesbiche

Roma, 24 febbraio 2008 

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Per leggere in breve L’ELENCO DELLE PROPOSTE emerse dalla due giorni CLICCA QUI

Per leggere le RELAZIONI FINALI DEI TAVOLI CLICCA QUI

Per consultare i MATERIALI CONDIVISI PER I TAVOLI CLICCA QUI 

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3 Responses to Tra la festa il rito e il silenzio… scegliamo la lotta!

  1. sole says:

    come mai se il sindacato è così buono, ci ha sconfessate prima per il separatismo e poi per la cacciata delle ministre e infine ha chiamato a una manifestazione nazionale per le donne senza interloquire con le donne?

    noi non allonaniamo nessuna, tutte, purchè rapportandosi in maniera trasparente, hanno diritto di cittadinanza in quest’assemblea. peccato che a voi non sia proprio venuto in mente di venirci! nè di dialogare con noi, nè di attraversarci, nè di pensare come potevate esserci di sostegno.

    se ti sembra l’ennesimo punto e capo neghi i percorsi di tutte le donne che sono venute a roma, noi esistiamo da tanto nelle scuole, nei centri antiviolenza, nei collettivi, nei consultori è solo che dopo tanto tempo ci va di provare a fare le cose insieme nel rispetto delle diversità e di (ri)costruire un percorso.

    prima di guardare la pagliuzza nel nostro occhio guarda la trave nel vostro. noi facciamo politica di base, voi?

  2. wonderely says:

    ciao a tutte!! vi faccio i miei complimenti per la lotta che stata portando avanti!!!
    io sono con tutte voi e con tutte le donne che nel mondo vogliono avere pari diritti e soprattutto la libertà!! ho un blog dove parlo della violenza sulle donne nelle sue varie forme…ciao!!!

  3. LETTERA APERTA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE DI FEMMINISTE E LESBICHE
    Di Susanna Camusso

    Il disagio di ricominciare ogni volta da capo.
    Questa è la reazione che mi suscita il documento conclusivo dell’assemblea romana. Disagio perché ci si sarebbe aspettate una ripresa di elaborazione e di iniziativa del movimento da parte, oltre che delle promotrici, di tutte coloro che erano a Roma il 24 novembre. Perché Roma è stata una grande manifestazione plurale dove molte, davvero molte, hanno partecipato con le loro esperienze di iscritte e militanti della Cgil, del sindacato. Perchè, può piacere o no, il movimento sindacale è grandemente permeato dal pensiero e dalla pratica femminista, e dentro la Cgil si esercitano anche importanti conflitti; non vederli, o peggio negarli, è un limite di miopia politica.
    Perché si possono contrastare politiche non condivise – e bisognerebbe conoscerle prima di deciderlo – ma non si può certo dire che il movimento sindacale strumentalizzi l’8 marzo.
    Nessuno ha la pretesa di pensare che la manifestazione di Cgil Cisl Uil sia l’unico luogo, anzi, ma quella data è nelle nostre radici e solo un ”bisogno” esasperato di antagonismo – incomprensibile se non in una logica di negazione della pluralità – può giustificare l’atteggiamento di duro contrasto espresso nel documento dell’assemblea nazionale del 24 febbraio a Roma.
    Inutile ogni commento anche sulla questione delle presunta strumentalizzazione elettorale: che genere di valutazione può portare a considerare come tale una manifestazione che si sta preparando ormai da molti mesi per commemorare il centenario dell’8 marzo?
    Potrei condividere una critica al senso “celebrativo” e si potrebbe, comunque, ragionare a lungo sui valori simbolici.
    L’assemblea dichiara poi che non delega “l’espressione del pensiero e delle pratiche a Cgil, Cisl e Uil”. Ragionevole: le pratiche politiche sono, e non possono che essere, differenti. Ma anche banale e fuorviante, in ragione del fatto che nessuno ha mai chiesto di delegarle.
    La partecipazione ad una manifestazione è un atto libero, la denigrazione è un atto gratuito, oltre che dannoso.
    Provate a pensare alle tante che nel movimento sindacale, ogni giorno, scelgono di confrontarsi, di esercitare il loro pensiero: com’è possibile definire queste pratiche – che comportano fatica, impegno, passione di tante donne alle quali è dovuto rispetto e riconoscimento – “volontà di controllo dei corpi femminili”?
    Non si ha l’impressione di un confronto politico ma dell’affermarsi dell’idea che liquidare storie ed esperienze delle altre renda forte il proprio pensiero: si chiama settarismo, è una modalità antica, che indebolisce il pensiero, esclude e, permettetemi di dirlo, invecchia.
    Sarà sicuramente un errore, ma non posso condividere una pratica politica che cerca nemici, e li cerca proprio tra chi potrebbe essere invece in relazione dialettica.
    E’ questo il segno che si vuol dare all’8 marzo? Vogliamo davvero che prevalga una logica minoritaria e di divisione tra le donne? E’ una scelta ovviamente possibile, legittima ed altrettanto elitaria.
    Sarà il mio limite, ma non credo che ricominciare ogni volta da zero sia un risultato, così come non è un risultato negare tutte quelle donne che hanno popolato le piazze di questi anni, il 14 gennaio come il 24 novembre, e l’impegno delle tante che ogni giorno provano a parlare con le migranti e con le lavoratrici.
    Ci sono occasioni nelle quali le strade possono dividersi: non c’è dubbio che questa volta sarà così. L’amarezza è che non ci si divide su idee e proposte ma sulla volontà di negare il percorso e l’impegno di altre.
    Con la dolorosa convinzione che sia un passo indietro, vi faccio comunque i miei auguri
    Susanna Camusso

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